Forza Nuova Varese

Inoltre il mercoledì sera si terranno i corsi di formazione forzanovista.


Più buia la notte più Luminosi i fuochi


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giovedì 25 febbraio 2010

Testamento spirituale di un Soldato Politico Rutilio Sermonti

RSMC

Ascoltatemi, carissimi amici e compagni di fede. Questo non è un addio. L'addio, sarete voi a darmelo, quando io non potrò più farlo, dato che, fino all'ultimo respiro, intendo adempiere al giuramento che prestai il 28 ottobre 1939 allo Stadio dei Marmi, al Duce presente.
E' un testamento e una consegna, e, come tale, va redatto presso alla conclusione della vita, ma ancora nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, come il destino ha voluto conservarmi tuttora.
Mi rivolgo a voi, che mi siete più vicini nei ranghi, ma vi faccio carico di serbare in cuore le mie parole e di divulgarle al massimo e con ogni possibile mezzo a tutti coloro che giudicate pronti a riceverle, il giorno in cui mi porrò in congedo illimitato.
Per tutta la vita, ho cercato di servire il nostro comune ideale.Come tutti, ho certo commesso errori ed ingenuità, ma posso orgogliosamente affermare, sfidando chiunque a contraddirmi, di non aver mai accettato il più insignificante compromesso con la laida baldracca cui si usa dare il nome di Libertà, nè con i suoi logorroici manutengoli. Ora che il fardello del legionario comincia a premere sulle mie dolenti spalle, e che il mio passo malfermo necessita dell'appoggio affettuoso dei giovani fedeli, credo quindi di potere, senza mancarvi di rispetto, rivolgermi a voi in tono quasi paterno.
La prima verità da intendere è questa: che il compito che ci siamo assunti non è da uomini, ma da eroi. Non è affermazione retorica, questa, ma rigorosamente realistica. E, se così numerosi tentativi di riunione delle nostre forze sono falliti, è stato perchè si è voluto affrontarli da uomini e non da eroi. E gli uomini, anche di buon livello, hanno una pletora di debolezze, di vanità, di fisime, di opportunismi, che solo gli eroi sanno gettarsi dietro le spalle.
Come tante altre parole, anche "eroe" ha bisogno di una definizione. Non intendo, con essa, riferirmi a un comportamento eccezionale dettato da un attimo di esaltazione, di suggestione e di sacro furore, che può portare fino a "gettare la vita oltre l'ostacolo". Intendo definire quel fatto esistenziale e permanente, detto "concezione eroica della vita", che accompagna il soggetto in tutte le sue azioni e pensieri, anche apparentemente più tranquilli. Eroe, è quindi chi riesce a spezzare i vincoli condizionanti che lo legano, ora ad ora, alla grigia materialità del quotidiano, per seguire ad ogni costo la suprema armonia del cosmo, il sentiero della super-vita e della partecipazione al Grande Spirito. L'eroe è quindi portato a fare il proprio dovere, senza bisogno di alcuna costrizione, ed ha nella propria coscienza un giudice ben più acuto e inesorabile che un pubblico impiegato seduto dietro a un bancone. Libero, non è chi non ha padrone, ma chi è padrone di se stesso, e quindi l'eroe è il solo tipo umano veramente libero.
Non è che l'eroe non si allacci anche lui le scarpe, non paghi il telefono, non incassi lo stipendio o non partecipi magari a una compravendita. Solo che, per lui, quelle sono incombenze necessarie ma accessorie, secondarie: non sono "la realtà della vita", come per l'uomo qualunque. Servono a campare, ma vivere per campare gli toglierebbe il respiro.
Per questo, il nostro primo imperativo dev'essere. "tutti eroi !".
Il mio testamento spirituale potrebbe finire quì, perchè tutto quel che ho fatto, detto e abbondantemente scritto in tanti anni, non è che la conseguenza di quell'impostazione.
Voglio però aggiungervi un paio di consigli, che ritengo possano essere utili per la vostra continuazione della lotta.
Il primo è di adottare un ordinamento (e una formazione) fondato sui doveri e non sui diritti.
Sul piano meramente logico, sembrerebbe la stessa cosa. Se Tizio ha un diritto, ci dev'essere un Caio che ha il corrispondente dovere verso di lui. Se quindi io dico. "Tizio ha diritto di avere X da Caio", è sinonimo del dire " Caio ha il dovere di dare X a Tizio". Che differenza c'è ?
C'è, la differenza. E sta nel fatto che, mentre il proprio dovere si può FARE, il proprio diritto si può soltanto RECLAMARE. Ne consegue che, se tutti fanno il loro dovere, e tale è la maggior cura dello Stato, automaticamente anche tutti i diritti vengono soddisfatti, mentre, se si proclamano diritti a piene mani, e tutti li reclamano, si fanno solo cortei con cartelli e una gran confusione e intralcio al traffico (protetto da stuoli di vigili urbani), ma il popolo resta a bocca asciutta, eccettuati i sindacalisti.
La seconda esortazione ha carattere operativo. Un uomo solo, un Capo, può impugnare la barra delle massime decisioni, ma deve possedere qualità eccezionali, che ben raramente si riscontrano. In sua mancanza, un gruppo di tre, quattro, cinque persone accuratamente selezionate, possono svolgere la funzione decisionale con sufficiente prontezza e saggezza. Un organo più numeroso, può funzionare solo a patto che vi sia una rigorosa divisione di funzioni e relative competenze, tra cui quella di sintesi, svolta da pochissimi. Ma soprattutto , deve dominare in esso l'assoluta unità di intenti, al difuori di qualsiasi carattere agonistico ( tipo maggioranza e opposizione). In mancanza di tali requisiti, l'organo numeroso è del tutto inutile, anzi gravemente dannoso, perchè vengono a dominare poteri "di fatto" fuori di ogni controllo. Vi dico questo, sia in vista degli organi dello Stato organico che intendiamo istaurare, sia per quanto riguarda agli organi interni di "nostre" formazioni. Per queste ultime, anzi, il pericolo delle vaste "collegialità" (vedasi il pessimo esempio del MSI-DN) è ancor più grave, perchè fattore della degenerazione demagogica e incapacitante delle compagini
stesse. Lasciate quindi al belante gregge democratico la ridicola allucinazione di comandare tutti, e coltivate la nobile, virile e feconda virtù dell'obbedienza.
Nessuno nega che il temperamento ambizioso sia uno stimolo per l'azione, ma ognuno stia in guardia: al minimo accenno che esso tenda a prevaricare in lui sulla dedizione alla Causa, sappia mortificarlo con orrore. La vittoria nella "grande guerra santa" è quella.
Se potrò costatare l'accoglienza da parte vostra di queste mie esortazioni, saprò di non aver vissuto inutilmente.
Ed ora, non avendo più la forza di stare al remo, torno a darmi da fare al timone.
Enos, Lases, iuvate !

mercoledì 24 febbraio 2010

Lady Alemanno e le allegre comari

Lady Alemanno e le altre Pdl
nel "listino di mogli e portaborse"
Nell'elenco dei 14 candidati che risulteranno automaticamente eletti qualora il centrodestra dovesse conquistare il Lazio, spiccano le consorti di illustri esponenti del Pdl (lady Alemanno su tutte) ma anche uno stuolo di collaboratori di governo e di partito
di Giovanna Vitale
È stato già ribattezzato il "listino delle mogli". Sottotitolo: "Ma i portaborse resistono all'assalto". E sì, perché nell'elenco dei 14 candidati che risulteranno automaticamente eletti qualora il centrodestra dovesse conquistare il Lazio, non spiccano solo le consorti di illustri esponenti del Pdl ma anche uno stuolo di collaboratori. Di governo e di partito. E se pure qualche smottamento potrebbe ancora registrarsi causa rissa in corso per l'assegnazione dei posti (l'Udc ne vuole 4 ma forse chiuderà a 3; Fi ne pretende 6 ma si accontenterebbe di 5; tre andranno ad An; uno a Storace; 2 alla Polverini, che potrebbe scendere a uno) pare quasi certo che a guidare il listino sarà la first lady di Roma Isabella Rauti, capo del Dipartimento Pari Opportunità e moglie del sindaco Alemanno. Una delle poche, a dispetto delle apparenze, a poter vantare un'esperienza politica autonoma, iniziata ben prima di dividere il talamo con l'ex ministro dell'Agricoltura. «Io e Gianni ci siamo conosciuti in sezione, mica a una festa», ama ripetere lei, a proposito dei suoi trascorsi di giovane militante del Msi.

E mentre il deputato ex An Fabio Rampelli, colonna del comitato Polverini, smentisce seccamente la corsa dell'amata sposa e giornalista del Secolo Gloria Sabatini, sembra invece ormai acclarata la discesa in campo dell'avvenente Veronica Cappellaro. La quale può contare non su uno, ma addirittura due legami eccellenti: oltre a essere l'ex moglie di Luca Pompei, nipote di Giorgio Almirante, alle cui nozze nel 2006 presenziò nientemeno che Berlusconi, è ora fidanzata con Francesco Pasquali, coordinatore nazionale del Pdl giovani nonché segretario particolare del ministro del Welfare Sacconi. Una candidatura, questa, che avrebbe fatto definitivamente tramontare quella - contestatissima - della 25enne Francesca Pascale, ex velina di TeleCafone, fondatrice del comitato "Silvio ci manchi" e consigliera provinciale a Napoli. Sorte che tuttavia non seguirà, nonostante la rivolta della base, l'avvocata di Cassino Annalisa D'Aguanno, fortissimamente voluta dal senatore Andrea Augello. A salvarla, la quota rosa imposta dalla legge elettorale che esige il 50% di presenze femminili nel listino.

Chi una poltrona l'ha invece già messa in sicurezza sono i "portaborse" del Pdl: Ernesto Irmici, storico assistente del capogruppo alla Camera Cicchitto, fra i promotori della sua fondazione ReL; Fabiana Santini, capo della segreteria particolare del ministro Scajola; Carlo De Romanis, uomo di fiducia del Commissario Ue Tajani, candidato senza fortuna alle ultime europee. Restano ancora in bilico per contrasti interni l'ex leader di Azione giovani Federico Iadicicco e il suo omologo nei baby azzurri Giancarlo Miele, figlio di Giovanni, vicedirettore delle Tribune Parlamentari Rai.

Su Francesco Storace nessun dubbio, sarà ubiquo: nel listino e capolista della Destra. Ultimi nodi da sciogliere in casa Udc: certi sono l'immobiliarista Roberto Carlino; il segretario romano Francesco Carducci e Rodolfo Gigli. Se il quarto posto non scatterà, a farne le spese sarà come al solito una donna: la deputata Luisa Santolini.
(23 febbraio 2010)

martedì 23 febbraio 2010

Carattossidis su Zaia

Caratossidis (Forza Nuova): "Zaia, rinunci a correre"

Paolo Caratossidis, candidato governatore del Veneto, attacca Luca Zaia.
E' stata prodotta - infatti - una rivista, "Il Welfare," in «edizione straordinaria» che è stata inviata in pieno periodo elettorale a 18 mila famiglie del Veneto,250mila in Italia, con ritratta l'immagine patinata del ministro dell´Agricoltura in copertina, e lo stesso in 11 pagine interne. Il costo della rivista ammonta a 450 mila euro: denaro pubblico fornito dall´Unione Europea per promuovere i prodotti agroalimentari italiani nel mondo.
Caratossidis commenta:"Il Ministro Zaia non sponsorizza i prodotti italiani nel mondo, sponsorizza solamente se' stesso con i soldi dell'Ue. E' una vergogna indicibile,considerato anche il fatto che la Lega non ha certo bisogno di ulteriore pubblicità. Pero' non si tratta esclusivamente dell'ennesima violazione della par condicio, è
un peculato di fondi pubblici per fini partitici e privati. Zaia dovrebbe rinunciare a correre in Regione, e dovrebbe essere aperta al più presto un'inchiesta."

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FORZA NUOVA
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TEL 0497388499

sabato 20 febbraio 2010

Grecia, le banche c'entrano sempre

GRECIA, GOLDMAN E...PRODI. LE DOMANDE CHE NESSUNO PONE

Grazie al New York Times ora sappiamo che dietro la crisi greca, ci sono ancora una volta le
grandi banche di Wall Street, secondo le stesse modalita' che hanno provocato il terremoto dei
subprime e il fallimento della Lehman: una truffa contabile realizzata con i derivati (potete
leggere una sintesi della notizia in italiano qui .
E chi sono le banche coinvolte? La solita Goldman Sachs, vera regina di Wall Street, da cui
ranghi sono usciti ben due segretari al Tesoro (Rubin e Paulson) e JP Morgan Chase, che
come spiega Massimo Gaggi, e' da sempre la banca piu' vicina al governo americano ed e',
ricordiamolo, l'istituto del banchiere piu' potente della storia degli Usa, David Rockefeller,
nonche' cantore della globalizzazione finanzaria.
Mi chiedo: quand'e' che le autorita' di controllo si decideranno ad indagare a fondo su Goldman
e Jp Morgan Chase? Se esaminiamo la storia recente della finanza internazionale, scopriamo
sovente Goldman e lo stesso Rockfeller hanno avuto un ruolo importante, talvolta di lobby per
orientare leggi in una certa direzione, talaltra a fini di lucro, come dimostra la vicenda greca.
L'impressione e' che questi stessi protagonisti abbiano creato un sistema di alleanze e
connivenze che gli permette di esercitare un'influenza enorme, evitando contestualmente guai
giudiziari. E forse, anche controlli e indagini credibili sulle loro attivita'.
Anche in Italia. Dall'articolo del New York Times emerge che anche il nostro Paese nel 1996 e'
ricorso a trucchetti contabili simili a quelli greci. E chi era a Palazzo Chigi allora? Romano Prodi,
ex consulente di Goldman Sachs. E chi era il direttore generale del Tesoro? Mario Draghi, che
di Goldman Sachs e' diventato consulente qualche anno dopo. E forse sarebbe il caso che lo
stesso Prodi chiarisse finalmente i suoi rapporti con lo stesso Rockefeller, che oltre ad essere
un banchiere, ha fondato il Club internazionale dei potenti, il Bilderberg. Prodi divenne a
sorpresa presidente della Commissione Ue un anno dopo essere stato ammesso nel
Bilderberg. Solo una coincidenza ?
E che ruolo hanno avuto Tommaso Padoa Schioppa, nonche' lo stesso Draghi, nello scandalo
Easy Credit, che consenti a, guarda caso, Goldman Sachs, Jp Morgan Chase e Citigroup, una
truffa ai danni dello stato per 600 milioni di euro? Di quell'inchiesta non si e' piu' saputo nulla'¦
ma a Goldman Sachs il governo italiano ha continuato ad affidare l'emissione di global bonds
per miliardi di euro
Sono queste le domande a cui bisognerebbe dar risposta. E che invece vengono ignorate. E
credo che, in Italia, i primi a pretendere un chiarimento debbano essere gli elettori di sinistra
che, in buona fede, hanno dato fiducia proprio a Prodi, a Padoa Schioppa e che oggi, con una
certa ingenuita', si commuovono ascoltando Draghi.
O sbaglio ?

venerdì 19 febbraio 2010

Articolo di Filippo Giannini

SADDAM HUSSEIN E LE INVASIONI BARBARICHE
trovato un’altra motivazione per sopprimerlo> (Tony Blair)
di Filippo Giannini
Mi trovo lontano dall’Italia, quindi non so se la Rai/TV ha trasmesso, come invece è
avvenuto in Australia, un reportage riguardante la deposizione dell’ex Primo Ministro inglese
Tony Blair chiamato a giustificare l’aggressione angloamericana in Iraq.
Premessa essenziale: riconosco che Saddam Hussein non è stato un santo (cristianamente
inteso), ma un dittatore che ha usato sistemi orientali (d’altronde tale era) per ottenere la
pacificazione del suo Paese, oppresso dall’odio secolare e fanatico di etnie che si odiavano e
si combattevano compromettendo la stabilità dell’Iraq che, d’altronde, non aveva mai avuta. E
Saddam Hussein raggiunse lo scopo: l’Iraq era sulla strada di divenire un Paese tranquillo e,
in un certo senso, occidentalizzato.
Ma l’Iraq aveva un problema non indifferente: il suo sottosuolo era ricco di petrolio e questa
ricchezza mosse la cupidigia degli “Angeli del Bene” e dei loro cagnolini.
I lettori ricorderanno come si giunse all’invasione barbarica di quel Paese; Paese che
possedendo un territorio, una popolazione, una propria moneta, che ospitava ambasciate
straniere e aveva ambasciate in ogni altro Stato del mondo era riconosciuto come Stato
Sovrano e, quindi, godeva di ogni diritto che dette caratteristiche gli conferivano.
Una seconda premessa è essenziale: come tutti i lettori ben sanno, le così dette “armi di
distruzione di massa” erano e sono in possesso della Gran Bretagna, di Israele e, soprattutto,
degli Stati Uniti d’America (oltre che di altri Paesi) i primi tre citati, le hanno anche usate:
Israele a Gaza contro popolazioni inermi inondando quel territorio con bombe al fosforo e con
proiettili ad uranio impoverito, e gli Stati Uniti portatori di libertà e democrazia in ogni parte
del mondo, senza dimenticare le due bombette che resero felici gli abitanti di Hiroshima e
Nagasaki.
Tony Blair è stato sottoposto, nei primi giorni di febbraio di quest’anno, ad un’indagine
condotta dalla Commissione Chilcot, sulle cause che determinarono l’invasione, nel 2003, di
un Paese sovrano: l’Iraq.
Certamente a fianco di Tony Blair dovevano sedere altri coimputati, come George Bush,
i cagnolini fedeli come Berlusconi (e i precedenti governi italiani), e una decina di altri
rappresentanti che affiancarono i due principali gangsters all’assalto della diligenza iraqena.
Ma voglio fermarmi su quanto ho ascoltato dalla televisione australiana (il governo australiano
è colpevole degli stessi reati), cioè sulle risultanze della Commisione Chilcot .
Tony Blair doveva rispondere sulle cause che determinarono l’intervento della Gran
Bretagna nell’invasione dell’Iraq e, di conseguenza della morte di 700 mila irakeni e di 179
soldati britannici.
Nessun rimorso, è stata la risposta di Blair, anzi ha sostenuto che il mondo doveva essergli
riconoscente perché Saddam Hussein “era stato un mostro” e che (ascoltate, ascoltate): poteva acquistare armi di distruzione di massa>. Molti lettori ricorderanno come erano andate
le cose, cioè, dato che gli Angeli del Bene non possono fare guerre se non per giusta causa,
se questa viene a mancare, la giusta causa si deve organizzare. L’Angelo del Bene primo della
classe identificò in Saddam Hussein l’organizzatore dell’attentato del settembre 2001 alle
Twins Towers, mistificando ogni verità in quanto gli esecutori dell’attacco, come la CIA stessa
riconobbe, erano sauditi, cioè sudditi del Governo amico degli Usa. Ma la farsa, tragica, si
arricchisce di altri contorni che solo un gangster può concepire: Saddam Hussein è in possesso
di armi di distruzione di massa, cioè – e non mi stancherò mai di ricordarlo – di quelle armi
di cui l’Amministrazione statunitense possedeva a migliaia. A questa accusa Saddam Hussein
rispose che non disponeva quelle armi ed è disposto ad ospitare una Commissione, libera di
indagare ovunque. La Commissione venne organizzata ed inviata in Iraq. Non ricordo quante
settimane stette sul posto, ma dopo ampie indagini la risposta fu che di quelle armi in Iraq non
c’era neanche l’ombra.
Armi o non armi, rimaneva il fatto che l’Iraq possedeva un sottosuolo ricco di petrolio e
gli Angeli del Bene e i loro cagnolini decisero che era l’ora di andare a liberare quel popolo
oppresso da una feroce tiranno.
Torniamo ora alla Commissione Chilcot
Tony Blair dinanzi alla Commissione attestò che:
· la sua immediata decisione di seguire ogni azione che avessero intrapreso gli Usa,
dopo i fatti del 9 settembre 2001, era giusta;
· una risoluzione, circa l’attacco all’Iraq delle Nazioni Unite, era politicamente
desiderabile, ma non politicamente necessaria;
· ancora oggi esiste una certezza “al di là di ogni dubbio” sul possesso delle armi di
distruzione di massa da parte di Saddam Hussein, ed insiste sull’attendibilità di quanto
ha sostenuto;
· sul fatto che quelle armi non furono mai trovate, lo ha giustificato col fatto che
potrebbero essere state distrutte in 45 minuti;
· ha rivelato che all’ultimo minuto ha rifiutato un espediente offerto dagli Usa per
evitare di inviare truppe inglesi in Iraq.
Tony Blair, contrariamente al suo carattere, appariva dinnanzi alla Commissione piuttosto
nervoso e con mani gesticolanti. In pratica terminò la sua deposizione con questa pesante
dichiarazione: <(…). If he had known Saddam had no WMD (armi di istruzione di
massa), he would simply found a different argument for toppling him>. Cioè: <(…). Se
egli avesse saputo che Saddam non avesse posseduto armi di distruzione di massa, egli
avrebbe trovato un’altra motivazione per sopprimerlo>.
Theresea Evan, che ha avuto il figlio Llywelyn, di 24 anni, morto in Iraq ha dichiarato:
sia un bugiardo perché egli lo è>. La signora Evan con la frase: “perché egli lo è” si
riferiva al cognome dell’ex Primo Ministro, al quale se si togliesse la “B” rimane Lair che
richiama come suono “Liar” (pronuncia “laiar”), appunto “bugiardo” in inglese. Fuori, nei
pressi della sede della conferenza, centinaia e centinaia di dimostranti anti-Blair – e fra questi
spiccavano i parenti dei caduti britannici – innalzavano appunto cartelli con la scritta “Liar”
con la “B” vistosamente cancellata.
“Liar”, più del segugio Blair è stato certamente George Bush e con lui tutti i precedenti
presidenti americani lordi di sangue, autori delle recenti decine e decine di invasioni
barbariche lanciate in tutto il globo con l’unica intenzione di adempiere alla Dottrina
Monroe, dottrina mirante al controllo e possesso dei beni del mondo, di cui l’Iraq è stata
solo un passaggio. Quale sarà il prossimo Paese ad essere liberato e con ciò godere di
quella grande truffa che si chiama Democrazia made in Usa No problem, con tanti little
dogs scodinzolanti e obbedienti, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Con questo non
voglio accusare il popolo americano di queste nefandezze, L’uomo americano, in genere
è un bambinone che da secoli viene turlupinato da un gruppo di gerarchi della finanza e
mandato a morire dove detti gerarchi decidono. Come ha scritto lo storico americano George
Crocker: americano>.
Da quanto sopra detto può apparire che nutro una certa ammirazione per Saddam Hussein e
questa impressione è reale. Ho ancora presente con quale coraggio ha affrontato il capestro,
anche se si è tentato di umiliarlo legandolo come un salame, secondo l’american way.
Inoltre, se all’inizio dell’articolo ho scritto che Saddam Hussein “non era un santo ed
ha usato sistemi orientali per raggiungere il suo scopo”, noi occidentali, nella nostra storia
siamo lindi dagli stessi metodi?
Prima di terminare desidero ricordare che nel 1941 Benito Mussolini inviò in Iraq forze
aeree e militari per sorreggere una rivolta del popolo iraqeno contro il dominio inglese.
L’operazione fallì per la mancata concertazione dell’operazione. Infatti gli inglesi riuscirono
sopprimere i moti rivoluzionari prima che le forze dell’Asse potessero entrare in azione.
Avrei piacere che questo articolo venisse pubblicato anche su qualche giornale iraqeno
onde rinverdire l’amicizia che legava i nostri due popoli, e ricordare che non tutti gli italiani
sono cagnolini scodinzolanti.
P.S. Una parte della documentazione di questo articolo è stata rilevata, oltre che dalla
televisione australiana, anche dal “Daily Telegraph”.del 31 gennaio 2010.

mercoledì 17 febbraio 2010

ARRUOLATI


E' iniziata la Campagna 2010 per il Tesseramento di Forza Nuova Varese.
Fai il tuo dovere di Italiano , Non delegare,rialza la testa, Lotta con Noi.