Forza Nuova Varese

Inoltre il mercoledì sera si terranno i corsi di formazione forzanovista.


Più buia la notte più Luminosi i fuochi


forzanuovavarese@gmail.com
lottastudentescavarese@gmail.com

sabato 29 dicembre 2012

Firme per le elezioni

Come tutti ben sapete a febbraio ci saranno le elezioni sia Nazionali che Regionali.
E' vitale e importante che Forza Nuova sia presente ad entrambe le competizioni elettorali.
Per far si che questo possa avvenire è necessario raccogliere un determinato numero di firme.
Abbiamo già iniziato da ca un mese, come Forza Nuova Varese la raccolta delle Firme. Si rende però necessario che Tutti, militanti,simpatizzanti e tesserati firmino e facciano firmare i moduli elettorali di Forza Nuova.


Come si Firma e dove.

Per firmare basta un documento di identità valido e apporre la propria firma nel modulo elettorale.
Dove: presso la sede di Varese di Forza Nuova, presso i gazebo che stiamo tenendo in tutta la provincia di Varese oppure siamo disposti a venire presso il vs domicilio con appuntamento.

Appuntamento gazebo Forza Nuova Varese.

Sabato 29 12 2012 dalle ore 14.30 
Domenica 30 12 2012 ore dalle ore 14.30

per informazioni contattare Federico 338 7573557
oppure chiamare Gianfranco.

sabato 22 dicembre 2012

Varese: Forza Nuova tra la gente anche con il freddo. Ecco le iniziative


VARESE - L'incombere della stagione invernale ha come costanti l'esponenziale aumento delle precipitazioni e la brusca diminuzione delle temperature. La partitocrazia “tradizionale”, in questo particolare periodo si rintana nelle proprie sedi, nei circoli e delega a servili pennivendoli della (dis)informazione locale e nazionale il compito di “apostoli” fra la gente. Al contrario Forza Nuova, dalla sua fondazione predilige le strade e le piazze come luoghi ideali per ascoltare le comuni problematiche e proporre le proprie soluzioni. A seguire il resoconto delle ultime due settimane:
Svolti cinque banchetti propagandistici ( sabato mattina 1/12 presso il mercato comunale di Busto Arsizio, sabato pomeriggio 1/12 in Via Milano a Busto Arsizio, Domenica pomeriggio 2/12 in C.so Matteotti a Varese, sabato pomeriggio 8/12 in P.zza Carducci a Varese, domenica pomeriggio 9/12 in P.zza XX Settembre a Varese) distribuita un'interessante sintesi programmatica e raccolte decine e decine di sottoscrizioni utili la presentazione delle liste del Movimento alle imminenti consultazioni regionali e nazionali. In due occasioni inoltre, l'attivismo militante varesino ha oltrepassato i confini provinciali: nelle mattinata di mercoledì 5 dicembre i giovani di Lotta Studentesca (emanazione giovanile del Movimento) hanno partecipato a Pavia presso l' ITIS Cairoli ad un presidio di protesta indetto a causa della decisione del Comune di destinare quarantacinquemila euro alle scuole private << mente la scuola pubblica cade letteralmente a pezzi, mentre mancano i fondi per il materiale didattico, per i laboratori il Comune destina quarantacinquemila euro a cinque istituti privati. E' una vergogna! >> tuona Matteo Sfondrini, responsabile LS Pavia che continua << in questa direzione il sapere viene mercificato, e di fatto si ostacola realmente il diritto allo studio a tutti quei ragazzi che non vogliono, non possono sborsare rette annuali a tre zeri>> nella serata di domenica 9/12,invece, il nucleo forzanovista dell'alto varesotto insieme alla comunità militante dell'olgiatese ha realizzato e posto a Olgiate Comasco, sulla cancellata del centro congressi Medioevo uno striscione recante la scritta: “GIROTONDI E CANZONETTE? PIOMBO DI STATO UNICA SOLUZIONE!” rivolto al locale circolo del PD ( organizzante nella serata di lunedì 10/12 un'assemblea pubblica intitolata “contro tutte le mafie” ospitante fra l'altro l'On. Walter Veltroni membro della commissione parlamentare antimafia) ed alla partitocrazia istituzionale in generale, rea di impersonificare , da ormai settant'anni a questa parte, politiche parolaie e inconcludenti nella lotta alla criminalità organizzata << mentre si indicono serate musicali, convegni, cortei, “carovane” la mafia uccide, estorce, compie violenze e abusi, praticamente indisturbata, sostituendosi al potere sovrano dello Stato. La risoluzione di questa gravosa problematica può avvenire esclusivamente attraverso i commissariamenti, l'intervento massiccio dell'esercito, il carcere duro e se necessario anche le esecuzioni. I mafiosi siciliani, i camorristi, gli affiliati all ' Andrangheta e alla Sacra Corona Unita arresteranno il loro infame operato solo quando ritorneranno ad avere paura dello Stato, paura della Legalità, paura della Giustizia >> Russo Federico, referente forzanovista per la bassa comasca e l'ogiatese e responsabile organizzativo della sezione di Varese. (riceviamo e pubblichiamo)

I prossimi appuntamenti saranno:
Domenica 23/12 dalle 14 alle 19 banchetto a Varese in P.zza San Giuseppe

mercoledì 19 dicembre 2012

Fiore (FN): " scengeggiata Benigni, ecco come vengono speso i soldi degli Italiani"

L'onorevole Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, in merito all'ennesima sceneggiata di Roberto Benigni, pagata a peso d'oro dalla Rai, e quindi da tutti i cittadini italiani, dichiara: " Forza Nuova non può che considerare offensivo, vergognoso ed immorale la decisione dei vertici della televisione pubblica di pagare, poco meno di 6 milioni di euro, lo spettacolo in prima serata di Roberto Benigni sulla costituzione italiana. In un momento di grave crisi economica, la Rai non trova di meglio da fare che pagare come uno sceicco un attore di "regime" per uno spettacolo di dubbio gusto. Idolatrare una costituzione come quella italiana, vecchia e lontana anni luce dalla realtà di tutti i giorni ( la repubblica sarebbe fondata sul lavoro !), e per di più essere strapagati, rappresenta la classica immagine di un'Italia forte con i deboli e debole con i forti. Forza Nuova artefice di un Italia profondamente diversa, grande ed indipendente, ha tra i punti cardine del suo programma politico, il radicale cambiamento dell'ordinamento statale. Forza Nuova invita i cittadini italiani al boicottaggio del canone Rai e si fa promotrice di una proposta di legge per dare finanziamenti alle emittenti locali, uniche a fare servizio pubblico".

domenica 9 dicembre 2012

Fiore (Forza Nuova): Monti si dimette? Il suo governo il peggiore della storia d’Italia


Il Segretario Nazionale di Forza Nuova On. Roberto Fiore, in merito alle dimissioni di Mario Monti, annunciate dallo stesso  presidente del consiglio, dichiara: “ Forza Nuova chiede l’immediato scioglimento delle camere per poter andare a votare il prima possibile. Il governo Monti sarà ricordato come uno dei peggiori dell’Italia repubblicana: il debito pubblico è vertiginosamente aumentato, il livello di disoccupazione giovanile è ai massimi storici, i suicidi a causa delle politiche economiche folli del governo sono una triste realtà, i piccoli imprenditori stanno scomparendo, e l’assoggettamento al potere criminale finanziario – bancario non conosce vergogna.
Per Forza Nuova, unico movimento politico che ha da sempre considerato l’ avvento dall’alto di Mr Monti non come una benedizione, ma come una disgrazia per l’Italia e gli italiani,  oggi rappresenta un giorno di festa, un primo passo per quella rivoluzione italiana che il Movimento si fa promotore.
Il caos della situazione politica italiana, la gravità della situazione economica e le grida di disperazione di centinaia di migliaia di persone che non ricevono più stipendi o il cui salario è totalmente insufficiente al mantenimento di una famiglia, l’avanzata devastante di debito e usura nelle maglie della società italiana, sono la premessa di un rivolgimento politico che non può essere messo in atto dal sistema o da movimenti quale quello di Grillo.
In questo momento Forza Nuova non si accontenta di configurarsi come ” l’unica
opposizione” ma ha il coraggio di affermare, grazie alla credibilità del proprio programma e agli uomini e alle donne di valore che ha aggregato in anni di lotta, di “essere gli unici a poter salvare l’Italia”.

Forza Nuova, nel continuare la sua campagna nazionale “ ARRESTATELO” contro Mr Monti, annuncia fin da ora che  sarà nuovamente in piazza assieme agli italiani con manifestazioni in ben 12 città d’ Italia contemporaneamente, sabato 15 dicembre, con la sua determinazione, la sua estraneità al sistema, la sua volontà rivoluzionaria, per chiedere l’immediato ritorno alle urne.





                                                                                                          On. Roberto Fiore
                                                                                                     Segretario Nazionale FN

mercoledì 5 dicembre 2012

Culle vuote ad occidente

"FORZA NUOVA DIXIT.... SONO ANNI CHE IL MOVIMENTO RIPETE QUELLO CHE NESSUN PARTITO ED ISTITUZIONE HA IL CORAGGIO DI AMMETTERE...
SE NON SI INVERTE LA ROTTA,SE NON SI ABROGANO LE LEGGI ABORTISTE E NON SI RECUPERA UNA CULTURA DELLA FAMIGLIA E DELLA CRESCITA DEMOGRAFICA,
L'ITALIA RISCHIA L' ESTINZIONE..."
NOI NON DICIAMO CIO' CHE E' BELLO SENTIRE,DICIAMO CIO' CHE DEVI SENTIRE: LA VERITA'!!

Sembra il sequel del film “I figli degli uomini”, ma il copione non l’ha scritto P. D. James. Dall’Italia alla Germania, spira un vento di abissale inverno demografico. A Madrid è uscito il libro di Alejandro Macarrón Larumbe dal titolo emblematico, “El suicidio demográfico de España”. Dagli attuali 47 milioni di abitanti, la Spagna è destinata a passare a 35 milioni in trent’anni. “La Spagna sta attraversando una grave crisi economica, ma alla fine molto più pericolosa, anche se vi si presta poca attenzione, è la crisi demografica”. 
Secondo i dati recenti dell’Instituto Nacional de Estadística, rispetto al 2011 c’è stato ben il 3,5 per cento in meno di figli in Spagna. La fertilità è scesa al tasso irrisorio di 1,35 figli per donna, 1,31 per le donne spagnole native. Scrive Macarrón Larumbe che “in ventuno province spagnole su cinquanta, ci sono più morti che nati”, e senza il contributo dei bambini degli immigrati, il numero di province con popolazioni in declino sarebbe stato di almeno quaranta. “L’età media del popolo spagnolo è in aumento senza sosta, a un ritmo di un anno di età ogni quattro anni”. Larumbe parla della “morte demografica a cui ci siamo condannati da quando abbiamo insieme deciso di ignorare il più fondamentale di tutti gli istinti di sopravvivenza, avere dei figli”.
Anche in Italia un libro prende di petto la questione dell’eclisse demografica. Scrive l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, nel suo recente saggio “Sviluppo e declino demografico in Europa e nel mondo” (edizioni Marietti), che la popolazione italiana – al pari di quella giapponese – è la più invecchiata del mondo. “Se non ci saranno aumenti nei prossimi decenni per l’indice di fertilità, nel corso di due generazioni il numero delle donne italiane e quindi degli italiani sarà dimezzato”. In generale per l’Europa, Fazio sostiene che “popolazioni con tendenze in atto come quelle rilevate e sommariamente descritte nei paesi europei sembrano condannare queste popolazioni nel giro di qualche generazione a una sorta di eutanasia sociale”.
Secondo i dati più recenti, raccolti e diffusi dall’Economist, su quindici paesi europei che hanno riportato il tasso di fertilità relativo al 2011, undici hanno assistito a un tragico declino. Anche il gigante tedesco affonda. Uno studio pubblicato dall’Istituto federale per la ricerca sulla popolazione indica un trend nichilista: “In Germania si è fatto strada l’ideale di una rinuncia volontaria ai figli”. Il trend tedesco è persino peggiore di quello della Spagna, tanto che il settimanale tedesco Spiegel ha titolato un lungo servizio “Una terra senza figli”. Nel 1910, al tempo della Belle Epoque, due milioni di bambini nascevano ogni anno in Germania. Un secolo più tardi, con il cinquanta per cento di persone in più, ne sono nati meno di 700 mila all’anno, di cui oltre 200 mila da genitori stranieri. Il numero delle nascite in Germania è sceso ai livelli del Dopoguerra. Il tutto nonostante gli incentivi del governo a ribaltare il trend in quella che è la più fiorente economia d’Europa.
“Italia, Grecia, Portogallo e Austria, insieme ad altri paesi europei, hanno un profilo demografico allarmante”, scrive Macarrón Larumbe, che chiude il libro con una tetra profezia: “Senza la risorsa più preziosa che esista, l’essere umano, non ci sarà prosperità in futuro, a eccezione di cimiteri e villaggi abbandonati”.
Per avere una popolazione stabile sul piano demografico occorre un tasso di fertilità di 2,1 figli per donna. Le statistiche dell’Onu, da poco diffuse, sono una condanna a morte per l’Europa: Grecia (con un tasso di fertilità pari a 1,46), Portogallo (1,36), Italia (1,38) e Germania (1,36) sono le più deprimenti. Francia (1,97), Inghilterra (1,83) e Svezia (1,9) fanno meglio, ma soltanto grazie a una nutrita presenza di immigrati. Adesso paragoniamo le cifre degli stessi paesi negli anni Sessanta: Grecia (2,27), Spagna (2,7), Portogallo (3,29), Italia (2,29), Germania (2,3), Francia (2,7), Inghilterra (2,49) e Svezia (2,23).
Austin Ruse, presidente del Catholic Family and Human Rights Institute, ha appena dichiarato che “il mondo si trova di fronte a un inverno demografico”. L’Unione europea è la regione del mondo che presenta il più basso tasso di fecondità (1,47 figli per donna) e la più alta percentuale di popolazione ultrasessantaquattrenne (16,4 per cento degli abitanti nell’Europa dei dodici). E’ anche l’unica area del mondo dove gli ultrasessantaquattrenni sono più numerosi dei bambini (i minori di quattordici anni sono solo il 16,2 per cento). L’Europa sfigura non soltanto nel confronto coi paesi del Nordafrica e medio oriente (3,4 figli per donna, 3,6 per cento di anziani, 37,8 per cento di bambini), cioè l’area da cui proviene la maggior parte dei suoi immigrati, ma anche con gli Stati Uniti, dove il tasso di fecondità è pari a 2,1 figli per donna, gli anziani sono il 12,3 per cento della popolazione, i bambini il 21,7 per cento.
Le cifre sono la conferma di una serie di saggi di successo che hanno raccontato la spaventosa crisi demografica in cui sono piombate le società più ricche, avanzate e libere del mondo. Libri di recente pubblicazione, come “The empty Cradle” di Philip Longman e “Fewer” di Ben J. Wattenberg, hanno descritto le potenzialmente tragiche conseguenze di questo declino. Da mesi i giornali liberal che un tempo si preoccupavano per gli orrori di una “esplosione della popolazione” (come nell’implacabile Anne Ehrlich, autrice nel 1968, con il marito Paul, del famigerato “The Population Bomb”, in cui per il 1980 prediceva l’estinzione dei cetacei e la trasformazione della Gran Bretagna in landa poverissima) oggi si domandano se le società libere hanno davvero “intenzione di sopravvivere”. In questo momento la risposta, con poche eccezioni, è no.
I dati raccolti da Longman e Wattenberg sono illuminanti. Numerose nazioni, tra cui la Russia, la Spagna, l’Italia e la Repubblica ceca, hanno un tasso di natalità tra 1 e 1,3 e sono già caratterizzate da una rapidissima riduzione della propria popolazione. Il collasso è iniziato.
Vi è anche una preoccupazione di carattere economico, che si registra in questi due anni di crisi. Ha titolato di recente il magazine americano Forbes: “Cosa c’è dietro al declino dell’Europa? La demografia, stupido”. In uno studio commissionato dall’Unione europea, la Rand Corporation ha denunciato che “la riduzione del capitale umano” è accompagnata da una potenziale riduzione di produttività, da una conseguente pressione sul “sistema pensionistico e di previdenza sociale” e da una minore capacità di “assistere la sempre più numerosa popolazione anziana”. Dunque meno lavoratori, più pensionati e una crisi fiscale per il welfare europeo. Una popolazione più anziana possiede minori capacità innovative e imprenditoriali, ed è quindi meno in grado di stimolare adeguatamente lo sviluppo dell’economia nazionale. Per di più, gli stati che costringono i giovani a pagare tasse più alte per mantenere la popolazione anziana non fanno altro che rendere più difficile per le nuove generazioni la creazione di una famiglia. Il serpente si morde la coda in un circolo vizioso di ristagno economico e di invecchiamento della società che il saggista americano Eric Cohen chiama “la via dell’estinzione”. L’Economist, portando dati dell’Osce, scrive che con questo calo demografico anche la crescita della Germania scenderà sotto l’1 per cento.
La nostra epoca e la nostra civiltà non sono le prime a subire una crisi demografica. “Nella nostra epoca”, scrive Polibio attorno al 150 a. C., “tutta la Grecia è stata caratterizzata da una riduzione nel tasso di natalità e da una generale diminuzione della popolazione, a causa della quale le città sono diventate deserte e le campagne hanno smesso di dare raccolti”. Sembra di leggere lo studio scientifico del direttore del Max Planck Institute, James Vaupel, “A Generation of Centenarians?”, pubblicato dal Washington Quarterly.
Vaupel spiega che “i tassi di fecondità sono particolarmente difficili da prevedere”. La sua ricerca rivela che la metà dei demografi pensa che i tassi di natalità bassissimi di Giappone, Italia e Germania siano un fenomeno transitorio. Ma l’altra metà dei demografi pensa che bassi tassi di fertilità, a livelli tra una media di 1 e 1,5 figli per donna, siano suscettibili di essere un modello per molti decenni. Vaupel sposa la tesi dei secondi.
“La distribuzione per età della popolazione si sposterà da orde di bambini a folle di persone anziane. Le famiglie note per essere orizzontali – la gente aveva molti cugini, ma pochi nonni viventi – in futuro saranno verticali, con pochi cugini ma con quattro o addirittura cinque generazioni che vivono contemporaneamente”. In questo clima di abisso demografico che imperversa sui paesi a sviluppo avanzato, l’Italia, come illustra bene Fazio nel suo libro, si caratterizza per essere da tempo ai vertici nel panorama mondiale della bassa fecondità. “L’Italia sta andando verso un lento suicidio demografico”, ha detto anche il cardinale Angelo Bagnasco. Anche le previsioni di Vaupel sono molto fosche per l’Italia: “Se i tassi di crescita restano bassi, la popolazione italiana potrebbe essere di dieci milioni alla fine del XXI secolo”. “L’Italia, diventata il paese più vecchio del mondo con una natalità che è sprofondata, prefigura la demografia di domani nei paesi ricchi”, ha scritto il quotidiano francese Libération. Uno scenario più volte evocato anche dal massimo demografo italiano, Antonio Golini, docente alla Sapienza di Roma, il quale ha detto che “l’estinzione degli italiani nei prossimi centocinquant’anni anni è uno scenario ipotetico, basato su dati reali”.
In Italia il numero di nascite è stato soverchiato dal numero di morti ogni anno dal 1994. Adesso siamo a quella che i demografi chiamano “fertilità più bassa possibile”. Non ci sono precedenti. Già oggi, è in pensione il 22 per cento della popolazione italiana, uno dei tassi più alti al mondo, e il paese devolve il 15 per cento del prodotto interno lordo al sistema pensionistico: più di ogni altro paese europeo. Se è vero che non c’è paese in Europa dove la gente ha abbastanza figli per sostituire se stessa, l’Italia è il primo paese al mondo a fare esperienza del cosiddetto “punto di non ritorno”, quando il numero di persone sopra i sessant’anni eccede il numero di coloro che sono sotto i venti.
La peculiarità del punto di non ritorno dell’Italia è che è considerato “irreversibile”. Secondo le proiezioni demografiche, è altamente improbabile che il numero di persone sotto i vent’anni sarà mai in grado di eccedere ancora il numero degli ultra sessantenni. Statistiche del National Institute on Aging negli Stati Uniti dicono che entro vent’anni il 32,6 per cento della popolazione italiana avrà 65 anni. Trentacinque anni fa, il 9 per cento della popolazione italiana era composta da bambini con meno di cinque anni. Oggi questi bambini formano appena il 4,2 per cento della popolazione. I bambini stanno scomparendo dall’Italia. Secondo la Population Division delle Nazioni Unite, nel 2050 saranno appena il 2,8 per cento della popolazione italiana.
A testimoniare la debolezza della lettura welferista del declino demografico, cioè che i bambini non nascono a causa della mancanza di risorse, ci sono i dati sulla concentrazione del crollo della popolazione. Più presente infatti nell’Italia centrale e del nord industrializzato, le parti più ricche del paese. La città più fertile d’Italia è Napoli, la “capitale dei disoccupati”. Il distretto finanziario di Milano ha uno dei tassi di natalità più bassi al mondo. Genova, storica città industriale, è tristemente nota per avere la proporzione di anziani per giovani più alta al mondo. E se si deve individuare un “ground zero” di questa epidemia di fertilità si deve andare a Bologna, la città della cultura per eccellenza in Italia. Bologna ha più donne laureate di ogni altra regione italiana, la vita è confortevole, il cibo è il migliore e i manichini delle boutique di lusso adornano i marciapiedi medievali. Ma ci sono più chiese rinascimentali che bambini e le donne fanno meno di un figlio. Prendendo di mira anche l’Italia, nelle pagine della rivista Foreign Policy proprio Philip Longman, uno dei più illustri esperti di demografia a livello mondiale, ha scritto che il problema oggi è quello contrario alla sovrappopolazione: una inesorabile “sottopopolazione”.
Nel XIV secolo, l’epidemia ha spazzato via l’80 per cento della popolazione italiana. Nel XXI secolo, sta scomparendo per scelta. Il massimo demografo francese, Jean-Claude Chesnais, autore del saggio “Le crépuscule de l’Occident”, sostiene che è un fenomeno ineludibile, “un ciclo naturale delle civiltà, forse qualcosa di inevitabile”. E c’è persino chi, come Mark L. Haas, predice l’avvento di una “pace geriatrica”, una sorta di grande stasi demografica, grigia e inerte. L’esperto di demografia all’American Enterprise Institute di Washington, Nicholas Eberstadt, sostiene che in questo scenario non si possono fare pronostici: “Quello che sta accadendo non era mai successo nella storia dell’umanità, è una terra incognita. Se continua così in una generazione ci saranno paesi in cui i soli familiari di sangue saranno i propri genitori. Non è possibile concepire come sarà questo mondo fra cinquant’anni”.

domenica 2 dicembre 2012

Anche Forza Nuova dice no alla domenica dei negozi


Gentile direttore,
Si apprestano le elezioni politiche che avverranno nella primavera del prossimo anno.
Come al solito tutti i partiti presenti in parlamento (ma proprio tutti,nessuno escluso)incominciano a riempirsi la bocca con le solite poesie in rima delle loro buone intenzioni per il futuro,con le loro promesse a costo zero,con gli impegni che sanno già ora di non potere e non volere mantenere (loro,questa è la verità nuda e cruda,che sono i reponsabili principali della gravissima crisi che questa nostra nazione sta attraversando).
Ora è quantomeno curioso che tra i tanti dilemmi che attenagliano questi personaggi in cerca d' autore ci siano cose di cui agli italiani non può fregare di meno e di cui abbiamo sentito parlare sino alla nausea.
Eppure non esiste un solo partito di tutti quelli che scaldano i seggi parlamentari a parlare forte e chiaro contro la negazione del diritto al riposo domenicale da parte dei lavoratori. Persino quelli che si atteggiano come sepolcri imbiancati alla difesa dei valori cristiani tacciono con un silenzio assordante.
Abbiamo letto, e ce ne rallegriamo,come sia stata la Conferenza Episcopale Italiana e con essa la Confesercenti Varese a riempire questo vuoto criminale lasciato dalla politica dei parrucconi di palazzo..
Su questo tema hanno lanciato la campagna "Liberala domenica", una raccolta di firme per cambiare la legge sulle liberalizzazioni, che risale al 2006, e riportare la regolamentazione del commercio alle regioni(anche se in proposito è utile ricordare ai distratti che la Lombardia del cattolico Formigoni e della Lega sul tema aveva già anticipato i disastri nazionali).
Cesare Lorenzini, presidente di Confesercenti, parla di «problema serio». Tanto serio che domenica scorsa sul sagrato della basilica di San Vittore in meno di un'ora sono state raccolte dal vice delegato Alessandro Milani circa 100 firme.Forza Nuova Varese,come già affermato in tempi non sospetti ,con la propria solidarietà espressa ai lavoratori dell' Azienda Lascor di Sesto Calende, afferma ancora in maniera decisa ed intransigente che non è ammissibile che, per logiche di liberismo e di mercantilismo selvaggio ,dirigenti , sindacati e politici (uniti in uno"strano"connubio) impongano ai dipendenti del settore secondario o terziario lo sradicamento di un giorno da dedicare al proprio Dio (domenica non è un giorno qualsiasi per i cristiani),alla propria famiglia,alle proprie passioni,al meritato riposo.
Non è ammissibile che la grande distribuzione ,il commercio vampiresco che desertifica le città ed i paesi, lo faccia con il ricatto morale dell'assunzione (quasi sempre precaria) o del licenziamento dei lavoratori.
Non è ammissibile che attraverso questi mezzi da imbonitori si tenti di soffocare con una concorrenza sleale le piccole attività che non riescono ,non possono avere gli orari degli squali del commercio.
A costo di ripeterci, ribadiamo con forza l'idea che non è solo una questione di tradizione religiosa, ma è una necessita fisica e psicologica di ogni persona potere riposarsi in pace una volta ogni sette giorni, insieme alle persone con cui vive.
A cosa serve il lavoro, se non è possibile godere il frutto del sudore della propria fronte in serenità?A cosa serve il lavoro, se non è possibile condividere con altri la bellezza di una giornata in cui ogni azione è meno banale, meno frenetica,più umana?
A cosa serve il lavoro se il padre o la madre (il commesso o la commessa nel caso del commercio)che portano a casa il sudato stipendio non sono mai presenti con i propri figli e con i rispettivi coniugi?
Il lavoro nobilita l' uomo; questo è vero. Ma questo avviene se esso è inteso come strumento di elevazione del proprio operare,strumento utile a soddisfare i bisogni non solo banalmente consumistici di una comunità, ma anche intellettuali, affettivi, familiari.
Questo avviene se il lavoro è inteso come strumento per intrecciare relazione formative sotto ogni aspetto,per sviluppare le proprie potenzialità, per porre le basi di una crescita personale che non si limita solamente nel lavoro.
Piena adesione quindi da parte del movimento Forza Nuova a questa battaglia di civiltàcomplimenti alla Cei ed a Confesercenti che dimostrano di avere più senso del reale e coraggio dei parolai di altri partiti e di altre associazioni di categoria.
Sarebbe anche ora che la gente aprisse gli occhi e capisse che la politica dei buffoni di centro-destra o centro-sinistra è buona per i telegiornali della sera,non per la vita reale.
E che solo Forza Nuova come movimento politico difende integralmente il diritto dei lavoratori al riposo domenicale.
Se deve essere una politica alternativa ai soliti noti, che lo sia veramente...

Forza Nuova Varese