Se lo Stato sociale affonda le radici nel
Ventennio
Sanità pubblica, enti previdenziali, tutela
del lavoro e Stato sociale hanno, nel nostro Paese, un'origine comune
che troppo spesso viene volutamente dimenticata. Un'origine che non è di
sinistra ma che affonda proprio nel Ventennio fascista.
Ci vuole uno studioso della tempra e della bravura di Michele Giovanni
Bontempo - giurista cattolico e funzionario del Ministero dell'Economia e
delle Finanze - per riportare alla luce quel lungo processo che,
nell'arco di ben quindici anni, ha portato il nostro Paese a fare
impresa. Dall’agro-alimentare al tessile, dal chimico al meccanico. Lo
Stato sociale nel Ventennio racconta la nascita di quel
prestigioso marchio, noto a livello mondiale con il nome di made in
Italy. E' così che, capitolo dopo capitolo, Bontempo ripercorre con
sapienza la storia di quelle aziende (tuttora molto vitali) che sono il
vanto della nostra produzione.
Il welfare del Ventennio Dall'Istituto nazionale di
assistenza malattie (Inam) all'Opera maternità e infanzia,
dall'Assistenza ospedaliera per i poveri alle grandi opere pubbliche.
"Chi ha promosso questo welfare italiano, questa sociale, economica ed
industrial, che ha reso grande l'Italia anche all'estero? - si chiede
Bontempo - non la sinistra, ma il fascismo durante il Ventennio. Una
legislazione sociale che ha ripreso il meglio del welfare giolittiano".
Nel saggio pubblicato nella collana dei Libri del Borghese,
Bontempo descrive con estrema precisione il cambiamento della società
italiana negli anni che videro la nascita e l'affermazione del fascismo,
soffermandosi soprattutto sulle leggi e sui provvedimenti che portarono
il nostro Paese tra le nazioni con il Welfare più evoluto
dell'epoca. Da Lo Stato sociale nel Ventennio emerge, con
gustosa chiarezza, la profonda maturazione della società italiana che
vede rivoluzionarsi i rapporti alla base del lavoro. Datori di lavoro e
lavoratori hanno diritti ed obblighi reciproci.
Un Ventennio di cambiamenti Le fonti di Bontempo sono i
testi storici e le Gazzette Ufficiali dell'epoca, rarità oggi
sconosciute al grande pubblico. Si inizia con un rapido esame della
società e dell'economia appena emerse dalla Grande Guerra, allo sbando
la prima, praticamente distrutta la seconda. Partendo da tale premessa
Bontempo analizza le politiche intraprese dal governo Mussolini per
agevolare la tendenza a "fare impresa". Una tendenza che, stranamente,
avrebbe poi salvato l'economia italiana sando vita al boom economica
degli anni Cinquanta e Sessanta. Tutto questo passando attraverso la
promozione di una politica sociale senza precedenti. Alla fissazione
dell’orario di lavoro fa seguito l’ampia tutela per le donne (di questi
anni il divieto di licenziamento per le gestanti) e i bambini. Non solo.
Il saggio di Bontempo mostra molto chiaramente come il governo
Mussolini abbia varato la prima normazione relativa all’igiene ed alla
salubrità delle fabbriche.
La legislazione sociale del Ventennio Lo Stato
sociale nel Ventennio riporta alla luce, con estremo coraggio,
conquiste che non vengono insegnate a scuola. E' così che Bontempo
ripercorre le radici del divieto di licenziamento senza giustificato
motivo o senza giusta causa e degli istituti che garantiscono e regolano
non solo la pensione ma anche le assicurazioni di invalidità, vecchiaia
e disoccupazione. Bontempo ricorda, poi, come sia proprio di questi
anni l’introduzione degli assegni per gli operai con famiglia numerosa e
l'istituzione di strutture il cui fine è quello di assistere i poveri e
quelli che oggi chiameremmo "diversamente abili". Nel Ventennio, spiega
Bontempo, la conservazione del posto di lavoro era garantita e favorita
da continui corsi professionali che avevano lo scopo di aggiornare il
lavoratori. Sono solo alcuni (pochi) degli esempi che il giurista
confeziona in un saggio istruttivo e prezioso per riscoprire le radici e
i cardini del nostro Stato sociale